Il capoluogo pontino guarda con fiducia e con concrete speranze di cambiamento al governo Meloni. Tante le aspettative nei confronti della neo premier, da sempre molto vicina alle esigenze dei pontini. E’ il capitolo delle infrastrutture quello più sostanzioso. Ci si aspetta un cambio di passo rispetto ad un passato caratterizzato da promesse e annunci.
Sicuramente il Corridoio autostradale Roma-Latina e la bretella Cisterna-Valmontone possono rappresentare la possibile svolta. Non dobbiamo dimenticare che il sistema produttivo dell’area di Latina risulta fin troppo penalizzato dal pessimo collegamento con l’autostrada.
La cronistoria che caratterizza la Roma-Latina, da quasi vent’anni, è segnata da corsi e ricorsi nelle aule dei tribunali, discussioni infinite, speculazioni politiche. D’altronde non si tratta solo di un’infrastruttura di trasporto ma di un’opera che risponde alle esigenze reali di spostamento di persone e merci nel Lazio, in Italia e in Europa. Ed è il primo tassello verso un concreto ammodernamento e sviluppo per la provincia di Latina e le sue imprese. La mancata realizzazione dell’opera comporterebbe, infatti, oltre ad una sottrazione dei servizi uno sperpero di denaro pubblico consolidato in tutte le fasi effettuate sinora per rendere il progetto cantierabile, tra studi, ricorsi, revisioni del progetto e indizione di gare d’appalto che non possiamo permetterci. Il rischio da evitare è quello di lasciare spazio a speculazioni politiche che pesano sui cittadini e lo sviluppo dei territori non meno dell’inerzia operativa che contraddistingue le istituzioni.
Più nel complesso c’è un deficit infrastrutturale evidente nel basso Lazio e urge collegare questi territori con l’autostrada del Sole attraverso le trasversali di riferimento.
Pensiamo quindi non solo alla Fondi-Ceprano, ma anche alla Formia-Cassino, alla Pedemontana di Formia, ma anche alla 156 dei Monti Lepini. Sarebbe opportuno legare l’Adriatico con un altro porto importante come Gaeta, e contemporaneamente collegare più velocemente le trasversali che collegano il territorio pontino con l’autostrada. Ugualmente bisogna migliorare l’assetto stradale a sud del capoluogo pontino. A cominciare dalla via Flacca che necessita di un potenziamento immediato. Il sistema viario di questa provincia è rimasto sostanzialmente fermo a 70 anni fa e mai come in questo momento diventa indispensabile rimettere in pista territori rimasti indietro sul piano infrastrutturale rispetto ad altri. Quindi il tema fondamentale e su cui bisogna concentrare gli sforzi è quello di dotare il Lazio intero di un sistema infrastrutturale capace di traghettarlo realmente nel terzo millennio. Per centrare questo obiettivo quindi occorre sostenere la modernizzazione della rete infrastrutturale e garantire l’accessibilità, lo sviluppo, la crescita economica e l’occupazione anche al basso Lazio ed in particolare della provincia di Latina, ovvero territori rimasti svantaggiati rispetto ad altri, per via di un deficit storico ed ancora lontano dall’essere colmato. Conseguentemente, è auspicabile che la sinergia fra l’Italia e l’Europa diventi un percorso obbligato per poter rendere efficiente e sostenibile tutto il sistema infrastrutturale del nostro Paese, un via indispensabile per migliorare la rete di collegamenti fra mercati e persone. Solo in questo modo si potrà determinare uno sviluppo maggiore ed una crescita più rapida della nostra economia
Appare sotto gli occhi di tutti l’urgenza di creare le condizioni per un mini piano Marshall delle infrastrutture, affinché si arrivi al salto di qualità che il territorio pontino attende da decenni. Ma in questo senso non può essere dimenticata tra le urgenze, quella di migliorare anche la rete viaria trasversale fra le due province del basso Lazio. Due realtà territoriali strategiche, Frosinone e Latina, i cui collegamenti di lavoro e commerciali, oltreché turistici, oggi sono assicurati esclusivamente dalla Monti Lepini, una strada sostanzialmente obsoleta che necessità di accorgimenti anche in termini di sicurezza. Nei giorni scorsi l’europarlamentare della Lega Matteo Adinolfi ha parlato di una possibile superstrada al posto dell’attuale arteria. Sarebbe strategica anche ai fini della realizzazione del polo chimico farmaceutico del basso Lazio, vista la presenza, su entrambe le province, di importanti realtà multinazionali del farmaco, impegnate nella produzione dei vaccini. Su questo capitolo sarebbe probabilmente arrivata l’ora di aprire un dibattito fra istituzioni, forze politiche ed economiche per l’urgenza di un asse viario più consono ai bisogni del basso Lazio, anche nella prospettiva di un’unica grande provincia con la riforma delle macroregioni. La classe politica di centrodestra, chiamata a dare dimostrazione di capacità di governo, abbia il coraggio di cavalcare questa battaglia rimuovendo gli ostacoli che rendono sostanzialmente ‘scollegate’ due realtà estremamente vicine.
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