Le tre città metropolitane dell’Isola sono quelle in Italia con il minor numero di posti disponibili nel Tpl. Le infrastrutture deficitarie non aiutano a investire su questo mezzo
Il più grande problema della Sicilia? “Il traffico!”. Lo diceva Jonny Stecchino in uno dei capolavori della comicità italiana firmato da Roberto Benigni. E la Sicilia in effetti è tra le regioni italiane con il maggior numero di automobili per abitante: a Catania nel 2020 (ultimo dato disponibile secondo il rapporto del ministero dei Trasporti sulla mobilità sostenibile pubblicato il 17 ottobre) se ne contavano 759 per 1.000 abitanti, a Messina 640, a Palermo 608. Tra le 15 città metropolitane nessuna ne conta di più della città etnea. Lontane Venezia (con 437 autovetture per 1.000 abitanti) e Milano (497).
L’andamento nel tempo del tasso di motorizzazione nei capoluoghi è stato costantemente crescente negli ultimi anni (+2,1% dal 2015), con valori più elevati nel Mezzogiorno (+3,5%) che non nel resto del Paese, cioè laddove l’offerta di TPL è più bassa. E proprio qui sta il punto: laddove il servizio di trasporto pubblico locale è carente, laddove ci sono pochi posti disponibili per chilometro, ci sono più automobili in circolazione.
In termini di posti-km pro-capite offerti, l’autobus risulta la modalità di TPL di gran lunga più diffusa nelle città italiane (spesso è l’unica disponibile, coma a Bari e a Reggio Calabria) oppure copre gran parte dell’offerta complessiva di servizi di mobilità (oltre i due terzi a Genova, Bologna, Firenze, Palermo, Messina, Catania e Cagliari). A Catania si contano (tra autobus e metro) 1.974 posti passeggero per chilometro, a Palermo (tra autobus e tram) 1.590, a Messina 790 posti per chilometro divisi anche qui tra autobus e tram. Per capire la pochezza di questi numeri, basta pensare che la media italiana di posti del Tpl per chilometro è di 5.251. Tra le città virtuose spicca Milano con 13.225 posti.
Secondo Ivo Blandina, vicepresidente di Sicindustria con delega ai Trasporti, Logistica e Infrastrutture, “Per restituire efficienza al Tpl e allinearne le performance alle altre realtà serve un cambio di scenario. Partendo dall’individuazione delle esigenze e affidando ad un unico soggetto la responsabilità di una strategia unitaria. Facendo in modo che tutto diventi organico ad una visione di tempi e obiettivi, restituendo efficienza al Tpl e allineandone le performance alle altre realtà. Per questo è auspicabile un coinvolgimento diretto dei vettori, pubblici e privati, per mettere a sistema le diverse esperienze e le specifiche competenze. Un cambio di passo indispensabile e urgente”.
In molti ritengono che il Tpl non può decollare in Sicilia a causa della rete infrastrutturale disastrosa. “Ma non è solo un problema di strade, – incalza il vicepresidente di Sicindustria – indubbiamente la dotazione infrastrutturale registra gravi carenze sul piano delle manutenzioni e sui tempi di realizzazione di nuove arterie. Il tema dei ritardi e delle incompiute pesa in modo determinante sul completamento di una rete stradale efficiente e sicura”. Del resto le risorse disponibili sono ingenti ma rimane tristemente attuale il tema della capacità di utilizzarle in modo efficace e tempestivo. “Bisogna intervenire sui meccanismi che, a partire dalla pianificazione e programmazione, possano rendere in tempi certi l’entrata in esercizio delle opere infrastrutturali”, ci dice Blandina.
Con la destra al governo è tornato d’attualità il tema del Ponte sullo Stretto. E “Il ponte può rappresentare l’elemento fondamentale per assicurare la continuità territoriale, oltre ad essere il nodo di completamento del corridoio della rete TenT previsto dall’Unione. Ma rappresenta anche l’elemento su cui innestare una efficiente rete di trasporti a livello orizzontale, basti pensare al trasporto ferroviario in Sicilia che in atto si utilizza solo per le relazioni con il resto della rete nazionale ed europea e che invece potrebbe connettere efficacemente tutti i terminali merci regionali. Con evidenti riduzioni di tempi e costi e facilitando commerci e servizi al nostro tessuto produttivo e commerciale, amplificando i vantaggi costituiti da aggregazioni, reti di imprese, distretti e le filiere”, conclude il vicepresidente Blandina.
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